L’acqua potabile in Italia è sicura, di ottima qualità e buona da bere. Tuttavia, alcune delle sue caratteristiche chimico-fisiche, come la durezza, possono compromettere l’efficienza degli impianti idrotermosanitari e degli elettrodomestici (ad esempio la caldaia).
Ecco perché, se stessi pensando di acquistare una nuova caldaia o di ristrutturare il tuo impianto idrico, un tecnico potrebbe suggerirti l’installazione di un dosatore di polifosfati. Questo sistema mira a ottimizzare le prestazioni energetiche della caldaia stessa, a ridurre lo spreco energetico e a prevenire la formazione di incrostazioni calcaree.
Ma trattandosi di un metodo chimico, potrebbe sorgere spontanea la domanda: l’acqua di casa trattata con polifosfati si può bere?
Per fare chiarezza sull’argomento, esploreremo oggi questa tecnologia di trattamento delle acque, valutandone l’efficacia e la sicurezza.
IL FUNZIONAMENTO DEL DOSATORE DI POLIFOSFATI
ACQUA TRATTATA CON POLIFOSFATI, SI PUÒ BERE O NO?
IL FUNZIONAMENTO DEL DOSATORE DI POLIFOSFATI
Il dosatore di polifosfati, come accennato, è un sistema di trattamento dell’acqua potabile progettato per agire come trattamento anticalcare e anticorrosivo negli impianti idrici di casa, nello specifico quelli dediti alla produzione di acqua calda sanitaria o il riscaldamento degli ambienti domestici. Questo perché il calcare si forma maggiormente ad alte temperature.
Il funzionamento del dosatore di polifosfati si basa su un processo articolato in diverse fasi, che sono le seguenti:
- Condizionamento chimico: Il dosatore rilascia fosfati di sodio e potassio ( a purezza alimentare) nell’acqua, avviando il trattamento.
- Trasformazione del calcare: Il carbonato di calcio (calcare), principale responsabile delle incrostazioni, si lega ai fosfati che ne impediscono la precipitazione come deposito compatto.
- Eliminazione delle incrostazioni: la molecola di calcare trasformata viene eliminata attraverso le tubature e il flusso idrico.
- Protezione delle tubature: I polifosfati rilasciati creano una barriera protettiva all’interno delle tubature, prevenendo la formazione e l’attacco del calcare, contribuendo a mantenere gli impianti efficienti e duraturi.
Affinché il condizionamento chimico avvenga in modo efficace, i dosatori sono dotati di un dosatore specifico che genera i polifosfati utilizzando i sali contenuti. La durata di questi sali è influenzata dalla durezza dell’acqua e dalle dimensioni del dosatore, che devono essere proporzionali alla grandezza dell’impianto a cui sono collegati.
Per mantenere la costante efficienza del sistema di trattamento, è importante una corretta manutenzione che ha inizio dalla periodica ricarica del prodotto alimentare da dosare, seguendo le indicazioni riportate sul libretto di istruzioni e quelle fornite dal tecnico responsabile dell’installazione.
Chiarito questo aspetto, rimane da rispondere alla domanda che molte persone, abituate a consumare l’acqua di rubinetto – un’acqua, va ricordato, di eccellente qualità proveniente principalmente da fonti sotterranee e soggetta a regolari controlli normativi – si pongono, ovvero se si può bere l’acqua trattata con polifosfati.
ACQUA TRATTATA CON POLIFOSFATI, SI PUÒ BERE O NO?
La sicurezza dell’acqua trattata con polifosfati è una questione che spesso preoccupa i consumatori. Tuttavia, è importante sottolineare che l’impiego di polifosfati a purezza alimentare, in linea con la Direttiva UE 2020/2184 e approvati come additivi alimentari (E452), non è associato a effetti negativi sulla salute, a condizione che vengano utilizzati correttamente e nelle giuste proporzioni.
Inoltre, l’installazione dei dispositivi di dosaggio deve essere effettuata da parte di tecnici professionisti e l’installazione di un dosatore di polifosfati rappresenta un’opzione sicura e un obbligo di legge sulle caldaie per la produzione di acqua calda sanitaria in impianti nuovi o sottoposti a rinnovo.
In aggiunta, è ormai uso comune installare il dosatore a monte delle apparecchiature specifiche, come caldaie, scaldabagni, lavatrici o lavastoviglie, senza coinvolgere l’intera rete idrica domestica. Tale posizionamento mirato consente di effettuare un trattamento focalizzato solo per le apparecchiature che richiedono acqua calda. Di conseguenza, l’acqua dalla condotta fredda rimane chimicamente inalterata.
Naturalmente, prima di adottare qualsiasi sistema di trattamento idrico per ottimizzare le prestazioni dei propri impianti idrotermosanitari, è consigliabile richiedere una consulenza presso professionisti del settore. Questo consentirà di trovare la soluzione più adatta per trattare la propria acqua di casa in modo sicuro ed efficace.
Un primo punto di riferimento in questo campo è l’Associazione Aqua Italia che, da più di 40 anni, rappresenta i costruttori di impianti, accessori, componenti e prodotti chimici per il trattamento delle acque primarie (non reflue) per uso civile, industriale e per piscine.