L’acqua potabile è una risorsa essenziale per la nostra salute, e una delle sue caratteristiche fondamentali è il residuo fisso. In questo articolo, esploreremo il concetto di residuo fisso, comprendendo come viene misurato e classificato.
Vedremo inoltre alcune situazioni in cui potrebbe essere consigliabile evitare acque con un alto residuo fisso e se esistono soluzioni domestiche disponibili per ridurre questo valore, migliorando ulteriormente e personalizzando così la qualità dell’acqua di rete che utilizziamo ogni giorno.
COSA SIGNIFICA “RESIDUO FISSO” NELL’ACQUA?
QUANDO EVITARE L’ACQUA AD ALTO RESIDUO FISSO
COM’È IL RESIDUO FISSO DELL’ACQUA DEL RUBINETTO IN ITALIA?
COSA SIGNIFICA “RESIDUO FISSO” NELL’ACQUA?
Il residuo fisso rappresenta la quantità di sali minerali disciolti nell’acqua. Queste sostanze includono calcio, magnesio, sodio, potassio e altri elementi naturalmente presenti nelle fonti sotterranee e superficiali. Un’acqua con alto residuo fisso contiene, dunque, una maggiore concentrazione di questi sali minerali.
Il residuo fisso viene espresso in milligrammi per litro (mg/L) e il suo valore si determina facendo evaporare un litro di acqua a 180°C e pesando il residuo rimasto. In base a questo valore, le acque vengono generalmente classificate come segue:
- < 50 mg/l: minimamente mineralizzate;
- 50-500 mg/l: oligominerali;
- 500-1500 mg/l: minerali;
- 1500 mg/l: ricche di sali minerali.
Secondo la normativa italiana (D.Lgs 18/2023), il valore massimo consigliato per il residuo fisso nelle acque destinate al consumo umano è di 1500 mg/L, ma non ci sono limiti specifici imposti. Per le acque in bottiglia, il residuo fisso è un parametro che ne definisce le caratteristiche essenziali e non prevede limiti legislativi.
QUANDO EVITARE L’ACQUA AD ALTO RESIDUO FISSO
Considerando quanto detto finora, è importante chiarire che il residuo fisso dell’acqua, costituito principalmente da sali minerali essenziali, non rappresenta un rischio per la salute. Per una persona sana, bere acqua di rubinetto o in bottiglia con un alto residuo fisso non presenta dunque controindicazioni.
Tuttavia, in alcune circostanze specifiche, potrebbe essere preferibile o consigliabile scegliere acque con un residuo fisso più basso. Neonati e anziani, ad esempio, hanno esigenze di idratazione particolarmente delicate. Nei neonati i reni sono ancora in fase di sviluppo, mentre negli anziani la funzione renale può essere meno efficiente. In entrambi i casi, un’acqua con un alto contenuto di sali minerali potrebbe risultare più difficile da metabolizzare.
Allo stesso modo, le persone con problemi renali potrebbero trarre vantaggio da acque “più leggere”, poiché un alto residuo fisso può aumentare il carico sui reni già compromessi. Inoltre, a chi segue diete a basso contenuto di sodio, come per chi soffre di ipertensione, viene spesso consigliato di assumere acque con un residuo fisso ridotto per controllare meglio l’assunzione giornaliera di sodio.
Ad ogni modo, nei casi più particolari, solo consultando un medico si potranno ottenere indicazioni personalizzate su quale tipo di acqua sia più adatta alle proprie esigenze.
COM’È IL RESIDUO FISSO DELL’ACQUA DEL RUBINETTO IN ITALIA?
Per conoscere il valore specifico del residuo fisso dell’acqua in bottiglia, basta consultare l’etichetta del prodotto. Per l’acqua del rubinetto, invece, i dati possono essere trovati nelle tabelle online pubblicate dai gestori idrici o sulla bolletta dell’acqua, che forniscono informazioni dettagliate sulla qualità della risorsa idrica distribuita.
In Italia, il residuo fisso dell’acqua del rubinetto può variare considerevolmente in base alla zona di residenza. Generalmente, i valori oscillano tra 100 e 500 mg/L, ma in alcune aree può risultare anche più elevato.
Quindi, come fare qualora si avesse la necessità di trattare un’acqua domestica dall’alto residuo fisso?
Oggi è possibile optare per l’installazione di specifici i sistemi di trattamento, come gli impianti a osmosi inversa che, per ridurre tale valore, utilizzano una membrana semipermeabile e applicano alta pressione al fine di rimuovere non solo sali minerali e sostanze inorganiche, ma anche eventuali impurità presenti nell’acqua.
Tuttavia, per assicurarsi di scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze, il primo passo da fare è quello di rivolgersi ad aziende specializzate di settore, come quelle facenti parte dell’Associazione Aqua Italia in seno ad ANIMA Confindustria.