L’acqua del rubinetto, un tempo sottovalutata rispetto a quella in bottiglia, oggi è al centro di un dibattito globale che riguarda la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare. Negli ultimi anni, infatti, l’attenzione della comunità scientifica si è concentrata su un nuovo tipo di inquinante: le microplastiche, minuscoli frammenti derivati dalla degradazione dei materiali plastici, capaci di disperdersi in ogni ecosistema, incluso quello acquatico.
In questo articolo esploreremo che cosa sono le microplastiche, come l’Unione Europea sta affrontando il tema attraverso nuove norme di monitoraggio, com’è la situazione in Italia e quali comportamenti possiamo adottare per ridurne la presenza nell’acqua che utilizziamo ogni giorno.
CHE COSA SONO LE MICROPLASTICHE?
COSA DICONO GLI STUDI E LA LEGGE SULLA PRESENZA DI MICROPLASTICHE NELL’ACQUA
COSA POSSIAMO FARE: PREVENZIONE E BUONE PRATICHE
CHE COSA SONO LE MICROPLASTICHE?
Le microplastiche sono frammenti di plastica con dimensioni comprese tra 1 micrometro (µm) e 5 millimetri (mm). Invisibili a occhio nudo, ma estremamente persistenti, rappresentano una delle principali minacce ambientali del nostro tempo.
Gli studi le classificano in due categorie principali:
- Microplastiche primarie, prodotte intenzionalmente in piccole dimensioni per l’uso in cosmetici, vernici, detergenti o fertilizzanti;
- Microplastiche secondarie, generate dalla frammentazione di oggetti plastici più grandi come bottiglie, sacchetti o tessuti sintetici.
A queste si affiancano le nanoplastiche, ancora più piccole e difficili da rilevare, ma potenzialmente capaci di attraversare barriere biologiche.
Le microplastiche si diffondono ovunque: vengono trasportate dal vento, dalle piogge e dalle acque superficiali, fino a raggiungere falde e corsi d’acqua, dove possono sedimentarsi e, in rari casi, arrivare fino all’acqua destinata al consumo umano. Sebbene le analisi finora condotte abbiano riscontrato livelli minimi e non pericolosi, la comunità scientifica continua a monitorarne la presenza con grande attenzione.
COSA DICONO GLI STUDI E LA LEGGE SULLA PRESENZA DI MICROPLASTICHE NELL’ACQUA
Il tema delle microplastiche è entrato ufficialmente nel diritto europeo con la Direttiva (UE) 2020/2184, che ha aggiornato i criteri di qualità dell’acqua potabile in tutti gli Stati membri.
Questa normativa riconosce le microplastiche come sostanze emergenti da monitorare e impone agli Stati di sviluppare metodologie di analisi dell’acqua affidabili per misurarne la presenza di queste nelle risorse idriche destinate al consumo umano.
In Italia, la Direttiva è stata recepita con il Decreto Legislativo 18/2023, che rafforza il principio di “prevenzione e monitoraggio” e promuove un approccio basato sulla gestione del rischio lungo l’intera filiera dell’acqua potabile — dalla fonte al punto d’uso.
L’obiettivo è duplice:
- garantire la sicurezza e la trasparenza delle informazioni per i cittadini;
- sostenere pratiche produttive e abitudini di consumo che riducano l’impatto ambientale delle plastiche.
La Commissione Europea, inoltre, sta definendo un protocollo tecnico uniforme per il rilevamento delle microplastiche, che consentirà di includerle nella Watch List, l’elenco delle sostanze da sorvegliare costantemente per tutelare la salute pubblica.
Dal punto di vista degli studi scientifici, l’Italia è tra i Paesi europei con la migliore qualità dell’acqua di acquedotto, grazie ai controlli costanti garantiti dagli enti gestori.
COSA POSSIAMO FARE: PREVENZIONE E BUONE PRATICHE
Il contrasto alla diffusione delle microplastiche non riguarda solo l’industria e i legislatori: anche i cittadini hanno un ruolo determinante.
Un primo passo concreto è ridurre il consumo di plastica monouso, preferendo l’acqua del rubinetto a quella confezionata.
Scegliere l’acqua di rete significa:
- limitare la produzione e lo smaltimento di bottiglie in PET, che non sono biodegradabili e si degradano lentamente in microframmenti;
- diminuire l’uso di energia e materie prime legate alla produzione di plastica;
- contribuire alla riduzione delle emissioni di CO₂ generate dal trasporto dell’acqua imbottigliata.
È importante ricordare, tuttavia, che la qualità è assicurata fino al contatore domestico: da quel punto in avanti, la responsabilità passa all’utente.
Ecco perché, per mantenere un’acqua sempre sicura e gradevole, è buona norma:
- verificare periodicamente lo stato delle tubature domestiche;
- igienizzare i punti di erogazione;
- installare impianti di trattamento dell’acqua In grado di migliorare le caratteristiche organolettiche e bloccare impurità e particelle indesiderate.
Rivolgendosi a produttori e installatori qualificati, come quelli rappresentati dall’Associazione Aqua Italia, che da oltre quarant’anni riunisce i principali costruttori di impianti, accessori e prodotti per il trattamento delle acque primarie, il consumatore può avere la certezza di adottare soluzioni sicure per migliorare la qualità dell’acqua domestica.