Come si misura la potabilità dell’acqua?

Come si misura la potabilità dell’acqua?

L’acqua rappresenta una risorsa vitale per l’umanità, e garantire la potabilità del rifornimento idrico pubblico è fondamentale per tutelare la salute dei consumatori. In Italia, territorio ricco di risorse idriche tra fiumi, laghi e sorgenti sotterranee, la valutazione della potabilità dell’acqua è un processo rigoroso e disciplinato.

L’acqua potabile, per essere definita tale, deve soddisfare specifici requisiti, tra cui:

  • Limpidezza;
  • Assenza di odore, colore e sapore insoliti;
  • Essere priva di microrganismi patogeni e sostanze chimiche dannose

Per garantire il rispetto di tali standard, la nostra acqua di rete è sottoposta a processi di disinfezione e potabilizzazione che mirano a garantirne le qualità e a mantenere elevati standard igienico-sanitari. 

Ma come avviene esattamente la valutazione della potabilità dell’acqua che consumiamo quotidianamente? Proviamo a fare chiarezza.

NORMATIVE E PROCEDURE PER MISURARE LA POTABILITÀ DELL’ACQUA
MONITORAGGIO E TRATTAMENTO DELLE ACQUE POTABILI DI RETE

NORMATIVE E PROCEDURE PER MISURARE LA POTABILITÀ DELL’ACQUA

Il primo passo nella valutazione della potabilità dell’acqua è un’analisi chimica e microbiologica dei campioni prelevati.

Attualmente, la normativa di riferimento è il Decreto Legislativo n. 18 del 23 febbraio 2023, che recepisce la Direttiva (UE) 2020/2184 e abroga il Decreto Legislativo n. 31 del 2 Febbraio 2001. Questa legislazione stabilisce i requisiti minimi che le acque potabili devono rispettare e le attività di monitoraggio che devono svolgere le autorità competenti.

La normativa, rispetto al passato, introduce nuovi limiti per sostanze dannose come i Pfas, cromo e clorati, e pone maggiore attenzione alla qualità dei materiali che entrano in contatto con l’acqua potabile. Inoltre, amplia l’approccio basato sulla valutazione del rischio e sulle misure per migliorare l’accesso all’acqua destinata al consumo umano.

In linea generale, l’analisi dell’acqua potabile coinvolge il controllo di 53 parametri, compresi elementi indesiderabili e tossici, indicatori caratterizzanti e parametri microbiologici.

Ma come funziona esattamente?

In breve, l’analisi della potabilità dell’acqua ha inizio con il prelievo di campioni da parte di personale tecnico specializzato. Questi campioni vengono quindi inviati al laboratorio per valutare i parametri organolettici, chimico-fisici e microbiologici. Tale processo richiede l’utilizzo di strumenti specializzati, tra cui spettrofotometri, fotometri, apparecchiature multiparametriche, pHmetri (da banco, portatili o tester), conduttivimetri e ossimetri.

MONITORAGGIO E TRATTAMENTO DELLE ACQUE POTABILI DI RETE

Oltre alle analisi specifiche precedentemente menzionate, il monitoraggio costante della qualità dell’acqua è cruciale per garantire la conformità alle normative vigenti. 

Non è un caso che le aziende di gestione idrica e le ASL territoriali debbano effettuare regolarmente controlli su tutte le fasi del processo, dall’approvvigionamento alla distribuzione dell’acqua di rete.

Per esempio, un acquedotto che eroga quotidianamente tra i 100 e 1000 metri cubi d’acqua, servendo circa 5000 abitanti, è soggetto ad almeno 5 controlli all’anno. Questo approccio assicura un ambiente di consumo sicuro e salubre per tutti i consumatori. Inoltre, è fondamentale considerare i processi di trattamento a cui sono sottoposte le acque potabili distribuite dagli acquedotti, tra cui la filtrazione e disinfezione.

Quindi, per chi se lo chiedesse, l’acqua distribuita dagli acquedotti fino ai nostri rubinetti è sicura, potabile e buona da bere!

POTABILITÀ ACQUA: RESPONSABILITÀ E INTERVENTI CORRETTIVI

È importante sottolineare che, nonostante l’acqua fornita dalle reti idriche pubbliche in Italia rispetti i parametri di legge fino al contatore degli edifici, possono verificarsi variazioni organolettiche o chimico-fisiche durante il tragitto attraverso il sistema idrico interno dell’edificio al punto d’uso, dovute a tubature vecchie o deteriorate. 

In tali circostanze, la responsabilità per eventuali modifiche nella qualità dell’acqua al rubinetto ricade sul gestore dell’edificio.

Quest’ultimo dovrà individuarne le cause e adottare le necessarie misure correttive. Inizialmente, potrebbe decidere di effettuare un’analisi preliminare dell’acqua utilizzando kit di autocontrollo reperibili in farmacia per valutare l’eventuale contaminazione. Tuttavia, per ottenere una diagnosi accurata, dovrà consultare un professionista del settore e affidarsi ad analisi più approfondite per comprendere appieno le problematiche.

Lo stesso principio si applica all’acqua proveniente da pozzi non collegati al servizio idrico territoriale. In tali situazioni, se si notano modifiche organolettiche della risorsa idrica, sorgono dubbi sulla sua salubrità o si è consapevoli della possibile non potabilità, è compito del singolo consumatore assicurarsi che essa sia idonea all’uso domestico.

Anche in questo caso, la cosa migliore da fare sarà contattare un’azienda specializzata e competente, che sia in grado di condurre analisi dettagliate e pianificare interventi mirati. Ad esempio, è possibile rivolgersi alle aziende che fanno parte dell’Associazione Aqua Italia in seno ad ANIMA di Confindustria, che da oltre 40 anni rappresenta un ampio ventaglio di professionisti operanti nel settore delle acque primarie (non reflue) per uso civile e industriale.

Lo sapevi che

Il 73%
degli Italiani

beve acqua
dal rubinetto

440litri
d’acqua consumata

al giorno da una
famiglia di 2 persone

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