Esiste davvero un obbligo di trattamento per l’acqua della caldaia?

Esiste davvero un obbligo di trattamento per l’acqua della caldaia?

Hai notato che la tua caldaia non funziona al massimo delle sue capacità? O forse hai avuto la sgradevole sorpresa di ricevere bollette energetiche più salate del solito? Questi inconvenienti sono spesso il risultato di accumuli di depositi e incrostazioni calcaree nelle caldaie

La situazione, ovviamente, varia in base alla qualità dell’acqua, e in particolare, dai suoi livelli di durezza. Quando la durezza è elevata, si possono verificare depositi che compromettono l’efficienza nello scambio termico generando rumori e, nel peggiore dei casi, causando rotture o occlusioni dell’impianto.

Per questo motivo, se la tua risorsa idrica risulta essere mediamente o molto dura, diventa cruciale dal punto di vista tecnico – rappresentando talvolta un vero e proprio obbligo legislativo –, installare un sistema di trattamento adeguato. Quest’ultimo avrà il compito di riportare i parametri dell’acqua su livelli ottimali, preservando la salute e l’efficienza della tua caldaia.

In tal senso, la domanda che attanaglia molti consumatori è quando effettivamente vi è l’obbligo di implementare un trattamento dell’acqua per la caldaia.

La risposta a questa domanda è complessa e dipende dal tipo di impianto e dalle caratteristiche specifiche dell’acqua. Di seguito cercheremo di fare chiarezza riguardo all’argomento.

LA DUREZZA DELL’ACQUA: I SUOI EFFETTI SULLE CALDAIE E LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO
OBBLIGO DI TRATTAMENTO DELL’ACQUA PER CALDAIE E NORMATIVA VIGENTE

LA DUREZZA DELL’ACQUA: I SUOI EFFETTI SULLE CALDAIE E LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO

In Italia, la distribuzione dell’acqua potabile presenta valori di durezza variabili, generalmente compresi tra 1 e 50°f (gradi francesi). La scala di riferimento per comprendere se la propria acqua è più o meno dura, è la seguente:

  • Molto dolce: 0°f – 5°f
  • Dolce: 6°f – 10°f
  • Mediamente dura: 11°f – 15°f
  • Dura: 16°f – 30°f
  • Molto dura: sopra i 30°f

Generalmente, i valori consigliati per tutelare gli impianti idrici sono compresi fra i 15 e i 25°f. Quando l’acqua è definita “dura” per la sua elevata concentrazione di calcio e magnesio, la formazione di incrostazioni calcaree diventa inevitabile.

La durezza degli approvvigionamenti idrici, infatti, emerge come un parametro cruciale per la salute e l’efficienza degli impianti idrotermosanitari, siano essi domestici o industriali. 

Inoltre, la temperatura elevata dell’acqua, come quella nelle caldaie, agisce come catalizzatore per il deposito del calcare, influenzando negativamente la superficie esposte a questo fenomeno. In aggiunta, gli effetti incrostanti del calcare sono cumulativi. Questo significa che anche un’acqua inizialmente poco dura, col passare degli anni, può compromettere la resa dalle nostre caldaie.

Per affrontare questo problema, la norma UNI 8065/2019 ha introdotto delle disposizioni tecniche per ottimizzare la resa e l’efficienza degli impianti idrotermosanitari. Nell’ambito delle caldaie, tale norma prevede l’adozione di un sistema di trattamento dell’acqua, adattato in base al grado di durezza e alla potenza dell’impianto.

Queste misure legislative sono state implementate per prevenire danni progressivi, garantire il corretto funzionamento dei sistemi e conformarsi alla Direttiva europea 2002/91/CE, incentrata sul rendimento energetico nelle costruzioni.

OBBLIGO DI TRATTAMENTO DELL’ACQUA PER CALDAIE E NORMATIVA VIGENTE

A questo punto, la domanda che sorge spontanea è se, in base alla normativa vigente, sia d’obbligo il trattamento per l’acqua della caldaia.

In realtà, l’obbligo c’è ma solo in determinati casi. Vediamo di fare chiarezza.

La normativa tecnica di riferimento, UNI 8065, tramite il D.P.R. 412/93 stabilisce che per gli impianti termici di nuova installazione con potenza superiore o uguale a 350 kW, è obbligatorio effettuare un trattamento per l’acqua di caldaia. Quindi l’impianto dovrà essere dotato di un filtro di sicurezza e di un addolcitore, con l’obiettivo di mantenere la durezza dell’acqua inferiore a 15°f. 

Successivamente, con il D.P.R. 59/09, l’obbligo del trattamento dell’acqua della caldaia è stato esteso anche agli impianti con potenze inferiori ai 350 kW. Tuttavia, questa disposizione si applica solo in specifici scenari, come nuove costruzioni, ristrutturazioni di impianti in edifici esistenti e sostituzione di generatori di calore e secondo il seguente schema:

  • Impianto con produzione di acqua calda sanitaria:
  • Potenza < 100 kW: trattamento chimico se la durezza dell’acqua è > 15°f.
  • Potenza tra 100 kW e 350 kW: trattamento di addolcimento se la durezza è > 15°f.
  • Impianto senza produzione di acqua calda sanitaria:
  • Potenza < 100 kW: trattamento chimico se la durezza è > 25°f.
  • Potenza tra 100 kW e 350 kW: trattamento di addolcimento se la durezza è > 25°f.

Al di là di queste prescrizioni, è opportuno ricordare che il trattamento delle acque (calde o fredde) con un addolcitore non solo elimina il calcare ma contribuisce a prolungare la vita della caldaia e di tutti gli elettrodomestici.

Per ulteriori informazioni sulle normative e i sistemi di trattamento acqua, puoi consultare il sito dell’Associazione Aqua Italia, federata ANIMA (Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine) che rappresenta in Confindustria le imprese costruttrici di impianti, apparecchiature, accessori, componenti prodotti chimici per il trattamento delle acque potabili per uso civile, industriale e per piscine.

Lo sapevi che

Il 73%
degli Italiani

beve acqua
dal rubinetto

440litri
d’acqua consumata

al giorno da una
famiglia di 2 persone

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